uno spettacolo di Andrea Lanza
Sabato 6 giugno ore 21.15
Teatro La Scala della Vita (Mi)
con Andrea Lanza, Carlo Orlando
e con Ana Carlota Pacunayen, Maurizio Temporin
aiuto regista Carlo Orlando
direzione tecnica Marco Filipozzi
sarta Simona Grassano
fotografie Andrea De Rose, Ilaria Gallo
video Nois produzioni video
Si ringrazia Pietro Casarini
SOMETHING ABOUT
[…] e mi propongo di non annientare la drammaturgia e gli intenti dell’autore con congetture personali, intuizioni più o meno frettolose, con il desiderio più o meno conscio di ritrovare nel testo qualcosa di famigliare e tranquillamente gestibile. Allora lascio che le direzioni o i semplici suggerimenti provengano dal rapporto concreto, costante e stupito con il materiale drammaturgico, gli attori, lo spazio e così via per ogni elemento che concorre alla messa in scena, attraverso molteplici tentativi che prevedono, durante il percorso, la presenza di spettatori. Lascio che il testo abbia la possibilità di rivelarsi, quasi di sua spontanea volontà, con un processo che, innescato naturalmente dal primo contatto con il materiale, ha luogo inevitabilmente con il tempo. […]
[…] Tempo. Questo modo di procedere ne richiede molto. […] E periodi di intensa "inattività", in cui le cose possono sedimentare e maturare, per essere poi rimesse in gioco. E pubblico, durante le prove, il più eterogeneo possibile. Spettatori che concorrano, nelle varie tappe del percorso, con la loro partecipazione e le loro opinioni , alla manifestazione del momento in cui le idee e le esperienze di diversi mesi si coaguleranno nelle forme definite che creeranno la riconoscibilità dello spettacolo. Forme. Combinazioni. Che racchiuderanno, in pochi minuti, molte ore di lavoro. […]
[…] ho sempre avuto più interesse, sia come persona che come artista, per il viaggio piuttosto che per la meta. Spesso lavoro per trasformare anche le mete in tappe intermedie, attribuendo loro la leggerezza del dinamismo della ricerca che continua piuttosto che cedere alla pesante staticità della presentazione in una forma che, pur non essendolo, viene considerata chiusa e vissuta come tale. E anche per un’intima convinzione, un sapore, un’intuizione che questo in qualche modo è giusto, equilibrato e ha a che fare con la libertà, degli artisti come degli spettatori. Di tutti coloro, insomma, che concorrono all’evento teatrale e ne condividono la ritualità. […]
[…] Con queste premesse, gli attori, in questo Finale di partita, sono in scena come acrobati alle prime armi. O come acrobati provetti ma impegnati in un nuovo esercizio. E come sempre, quando si è alle prese con qualcosa di nuovo, l’incidente e l’intuizione sono all’ordine del giorno. In questo modo, a mio avviso, pur rispettando il diritto del pubblico a non annoiarsi ma anzi, approfittando della presenza di un interlocutore, non si interrompe neppure per un istante, la ricerca dello spettacolo, dell’autore e dei personaggi, del nostro mestiere, del nostro "fare", del Teatro, di noi stessi. […]
Scrivevo questo, a conclusione delle prove, per le note di regia del primo allestimento di "Finale di partita" che ho realizzato nel 1998. Il viaggio, per questa seconda edizione, riparte da qui.
Andrea Lanza, Aprile 2009
Teatro La Scala della Vita (Mi)
con Andrea Lanza, Carlo Orlando
e con Ana Carlota Pacunayen, Maurizio Temporin
aiuto regista Carlo Orlando
direzione tecnica Marco Filipozzi
sarta Simona Grassano
fotografie Andrea De Rose, Ilaria Gallo
video Nois produzioni video
Si ringrazia Pietro Casarini
SOMETHING ABOUT
[…] e mi propongo di non annientare la drammaturgia e gli intenti dell’autore con congetture personali, intuizioni più o meno frettolose, con il desiderio più o meno conscio di ritrovare nel testo qualcosa di famigliare e tranquillamente gestibile. Allora lascio che le direzioni o i semplici suggerimenti provengano dal rapporto concreto, costante e stupito con il materiale drammaturgico, gli attori, lo spazio e così via per ogni elemento che concorre alla messa in scena, attraverso molteplici tentativi che prevedono, durante il percorso, la presenza di spettatori. Lascio che il testo abbia la possibilità di rivelarsi, quasi di sua spontanea volontà, con un processo che, innescato naturalmente dal primo contatto con il materiale, ha luogo inevitabilmente con il tempo. […]
[…] Tempo. Questo modo di procedere ne richiede molto. […] E periodi di intensa "inattività", in cui le cose possono sedimentare e maturare, per essere poi rimesse in gioco. E pubblico, durante le prove, il più eterogeneo possibile. Spettatori che concorrano, nelle varie tappe del percorso, con la loro partecipazione e le loro opinioni , alla manifestazione del momento in cui le idee e le esperienze di diversi mesi si coaguleranno nelle forme definite che creeranno la riconoscibilità dello spettacolo. Forme. Combinazioni. Che racchiuderanno, in pochi minuti, molte ore di lavoro. […]
[…] ho sempre avuto più interesse, sia come persona che come artista, per il viaggio piuttosto che per la meta. Spesso lavoro per trasformare anche le mete in tappe intermedie, attribuendo loro la leggerezza del dinamismo della ricerca che continua piuttosto che cedere alla pesante staticità della presentazione in una forma che, pur non essendolo, viene considerata chiusa e vissuta come tale. E anche per un’intima convinzione, un sapore, un’intuizione che questo in qualche modo è giusto, equilibrato e ha a che fare con la libertà, degli artisti come degli spettatori. Di tutti coloro, insomma, che concorrono all’evento teatrale e ne condividono la ritualità. […]
[…] Con queste premesse, gli attori, in questo Finale di partita, sono in scena come acrobati alle prime armi. O come acrobati provetti ma impegnati in un nuovo esercizio. E come sempre, quando si è alle prese con qualcosa di nuovo, l’incidente e l’intuizione sono all’ordine del giorno. In questo modo, a mio avviso, pur rispettando il diritto del pubblico a non annoiarsi ma anzi, approfittando della presenza di un interlocutore, non si interrompe neppure per un istante, la ricerca dello spettacolo, dell’autore e dei personaggi, del nostro mestiere, del nostro "fare", del Teatro, di noi stessi. […]
Scrivevo questo, a conclusione delle prove, per le note di regia del primo allestimento di "Finale di partita" che ho realizzato nel 1998. Il viaggio, per questa seconda edizione, riparte da qui.
Andrea Lanza, Aprile 2009
Teatro la scala della vita
Via Piolti Dé Bianchi, 47 (Mi)
Biglietti: 15 € - ridotto: 10 €
Organizzazione generale: teatro del contagio
Organizzazione generale: teatro del contagio
Informazioni e prenotazioni: 02 309 15 21 7 - 349 58 43 857
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