“I poeti ci dicono che attingono i loro canti da fonti che versano
miele e da giardini e da boschetti che sono sacri alle Muse, e che a noi li
portano come fanno le api, anch’essi volando come le api. E dicono il vero!
Infatti cosa lieve alata e sacra è il poeta, ed è incapace di poetare, se prima
non sia ispirato dal dio e non sia fuori di senno, e se la mente non sia
interamente rapita. Finché rimane in possesso delle sue facoltà, nessun uomo sa
poetare o vaticinare”
(Platone “IONE”)
“Occorre cercare l’arte in se stessi e non se stessi nell’arte“,
diceva il Maestro Stanislavskij In
questo senso, il teatro è il luogo dove l’attore si apre a ricettacolo per
sintetizzare, attraverso la sua espressione, lo spirito di un legame vitale con
la propria fonte di ispirazione e con l’universo che lo circonda. L’attore
riceve attivamente per poi restituirci gli influssi che provengono e dalla sua
interiorità e dalla realtà che lo circonda, per quanto nella prospettiva di un
processo creativo sia più corretto parlare di una circolarità ermeneutica tra
l’interno e l’esterno.
Sin dai tempi dello spettacolo “Baccanti”, messo in scena alle Grotte
di Sant’Eustachio nel 2005 Omero Affede, attore e regista marchigiano si è
proposto di portare avanti una poetica teatrale che ponesse
l’accento sull’interazione dell’artista con l’ambiente. E’ "l’artista per il
luogo e non il luogo per l’artista"; in altri termini, nel processo di creazione
del soggetto non si può prescindere dalla relazione attiva con il luogo che,
lungi dall’essere un semplice contenitore di eventi, si fa anch’esso evento
attraverso la voce dell’artista. Questo tipo di ricerca artistica ha portato
nell’agosto del 2010 alla creazione del Festival delle Grotte di
Sant’Eustachio. Dopo il successo dello scorso anno, il Festival giunge quest'anno alla sua seconda edizione!
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